AGOT72

Da La Barriera Wiki.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

AGOT72 è il settantaduesimo capitolo de A Game of Thrones e il trentasettesimo de Il grande inverno.

AGOT72 - DAENERYS
Il grande inverno
(Mondadori)
Daenerys Targaryen
Lhazar
01x10 - Fuoco e sangue
AGOT - Uscita 24
AGOT68
DAENERYS IX

AGOT71
CATELYN XI
AGOT72
DAENERYS X
ACOK00
PROLOGO

ACOK12
DAENERYS I

È il settimo capitolo dedicato a Daenerys Targaryen de Il grande inverno e il decimo de A Game of Thrones e de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.


Sinossi

Anche Daenerys la vide, bassa sull'orizzonte orientale. La prima stella era una cometa, di colore rosso fiamma. Rossa come il sangue, rossa come il fuoco: la coda del drago. Dany non avrebbe potuto invocare un segno più potente.


Nelle pianure di Lhazar quello che era stato l'immenso khalasar di Drogo è ridotto ad uno sparuto gruppo di un centinaio di persone, per lo più donne, anziani o schiavi.

Daenerys ordina ai suoi uomini di raccogliere legna da ardere per preparare il rogo funebre di Khal Drogo, mentre i suoi khas Rakharo e Aggo scelgono uno stallone da sacrificare sulla pira. Sopra la carcassa del cavallo così ucciso viene costruita una piattaforma di legno, al di sopra della quale vengono posizionati gli oggetti a cui Drogo in vita teneva di più.

Mirri Maz Duur, legata mani e piedi, sfida Dany dicendole che non riuscirà a far funzionare l'incantesimo che intende compiere, perché è una bambina inesperta che non conosce le arti magiche. Ser Jorah, temendo che la ragazza voglia fare una pazzia e morire insieme al marito, le giura fedeltà ed affetto e la invita a fuggire a est insieme a lui.

Incurante di quanto le viene detto, Daenerys dichiara che i Dothraki rimasti saranno da ora in poi il suo khalasar, affrancando nel contempo gli schiavi. Poi si rivolge ai suoi khas, proclamandoli ko e cavalieri di sangue. Loro esitano ad accettare, in quanto simili nomine sono sempre state una prerogativa maschile, e vorrebbero invece condurla a Vaes Dothrak per farle prendere il suo posto nel Dosh Khaleen, secondo la tradizione dothraki. Ignorando queste proteste, Dany si rivolge infine a Ser Jorah e lo nomina Lord Comandante della sua Guardia Reale.

Dopo aver fatto un bagno bollente con l'aiuto delle sue ancelle, prepara lei stessa il corpo di Khal Drogo, lavandolo e vestendolo. Fa buttare olio sulla pira e vi entra poi per posizionare al suo interno le uova di drago, nonostante Ser Jorah cerchi di convincerla a venderle. Infine fa legare anche la sacerdotessa all'interno della pira.

Prima di accendere il fuoco, Daenerys guarda il cielo e vede una cometa rossa molto brillante, che interpreta come un presagio positivo. Prende quindi la torcia e dà fuoco alla pira. Le fiamme bruciano Mirri Maz Duur, che muore tra urla di agonia, e poi consumano il corpo di Drogo. Dopo aver guardato le fiamme, Daenerys si avvicina al rogo, passo dopo passo, sentendo il calore del fuoco tutto attorno a sé, che le brucia i vestiti e i capelli. Dalle fiamme si levano tre schianti, forti come tuoni, mentre i Dothraki urlano dal terrore e Ser Jorah la chiama disperato.

Quando a tarda sera il fuoco alla fine si spegne, Ser Jorah la ritrova tra le ceneri. È nuda e calva, poiché i suoi capelli sono bruciati insieme ai vestiti, ma oltre a questo è miracolosamente intatta. Ma la cosa che più di tutto sorprende il cavaliere sono i tre draghi neonati appollaiati sul corpo della khaleesi: due, uno crema e oro ed uno verde e bronzo, che succhiano latte dai suoi seni, ed un terzo, nero e rosso, accoccolato sulle sue spalle.

Ammutoliti dinanzi a un simile prodigio Ser Jorah, Aggo, Jhogo e Rakharo si inginocchiano davanti a lei e le giurano fedeltà, seguiti dalle sue ancelle e poi via via da tutti gli altri.

Prime apparizioni

Drogon - Rhaegal - Viserion

Paginazione


Per approfondire la paginazione di A Game of Thrones, vedi la voce dedicata


  •   - A Game of Thrones, edizione hardcover, Bantam Spectra, ISBN 978-0-553-10354-0, 1996, pagg. 667-675
  •   - Il grande inverno, edizione hardcover, Mondadori, ISBN 978-88-04-47802-7, 2000, pagg. 412-420